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Giuseppangelo Fonzi

FonziNoto nel mondo accademico soprattutto per i suoi studi sulle protesi dentarie, Giuseppangelo Lucinto Fonzi lo è meno per la produzione letteraria e per alcuni invenzioni: brevettò, tra l’altro, anche una stufa fumivora, oggi di moda, che, però, fu sfruttata commercialmente da altri.
Nacque il 13 luglio 1768 a Spoltore, dove la famiglia, di origine orsognese, si era trasferita in segui-to alla nomina del padre a Governatore di giustizia.
Tornato in Orsogna, il giovane Giuseppe Angiolo, come avrebbe preferito farsi chiamare, compì i primi studi elementari, poi frequentò le scuole superiori a Chieti, manifestando un’intelligenza pronta e brillante; a sedici anni, sulle orme del padre avvocato, potè avviarsi agli studi giuridici.
Ben presto, però, la vita del centro teatino gli parve troppo stretta. Chiese più volte di potersi recare a studiare a Napoli. Al rifiuto del genitore, impossibilitato a sostenere un terzo figlio negli studi lon-tano dalla famiglia, Giuseppangelo fuggì da casa portando con sé solo una posata d’argento.
La prima mèta non fu Napoli, ma Roma. Nella città eterna si presentò al Principe Colonna, del quale il padre era agente, per chiedergli aiuto. Il nobile romano gli fornì mezzi economici e “commendatizie” per Napoli.
Durante il viaggio verso la città partenopea Giuseppangelo conobbe Antonio Natale, un poeta improvvisatore che l’avviò alla poesia, un amore che avrebbe coltivato contemporaneamente ai suoi studi di odontoiatria.
Nella penisola iberica rimase particolarmente colpito dal lavoro di un “cavadenti” che esercitava la professione per strada: improvvisamente maturò l’idea che con opportuni mezzi avrebbe saputo apprendere ed esercitare quest’arte con più professionalità e tecnica.
Nel 1795 aprì un gabinetto dentistico a Parigi. Erano gli anni della Rivoluzione, dell’Impero e della Restaurazione. Di sentimenti schiettamente repubblicani fu amico di Robespierre e intimo di Luciano Bonaparte. Munifico oltre ogni dire, diede esempi di generosità con i suoi concittadini emigrati da Napoli dopo i fatti del 1799.
Sei anni dopo tornò a Napoli e divenne dentista di Corte. Spirito non conformista e avventuroso, ben presto abbandonò la città partenopea per riprendere a Parigi l’esercizio professionale e gli studi sulla fabbricazione dei denti artificiali in porcellana.
L'invenzione, realizzata nel 1807, venne riconosciuta dall'Accademia di Medicina della capitale francese nell'adunanza del 24 agosto 1808.
Nel 1815 fu chiamato a Monaco per prestare la sua opera al re di Baviera ed alla famiglia reale; l'anno successivo a Londra e poi a Madrid su invito della corona spagnola. Nel 1823 si recò in Russia, dove ebbe in cura la Zarina e ottenne la nomina di Chirurgo dentista della Corte Imperiale.
Nel gennaio 1825 rientrò a Parigi e l’anno successivo a Napoli. L’accompagnava la speranza di a-prire un nuovo stabilimento per la fabbricazione dei denti artificiali, ma non ottenne la licenza: la mancata concessione è giustificata da alcuni biografi con il suo passato repubblicano e da altri con il suo rifiuto di riferire a Carolina d’Austria le confidenze politiche delle famiglie di Napoli.
Deluso tornò in Francia. Nel 1835 si trasferì ancora una volta a Madrid, ma, ormai avanti negli anni, decise di rientrare in Patria. Spedì a Napoli le sue cose, ma, colto a Barcellona da una grave malattia, morì nella città catalana quattro anni dopo, il 31 agosto 1740.
Nell’epitaffio, che egli stesso vergò, la sua figura appare precisa e definita:

“Mi die’ Natura un’alma irrequieta;
Sprezzai nei miei verd’anni esser Giurista;
Divenni navigante, poi Dentista,
Poi fui qual nacqui, vale a dir, poeta”.
(G. Pace)

Leone De Sanctis

leone de sanctisNacque a Spoltore il 17 febbraio 1840.Conseguì la laurea in medicina presso l'Università di Napoli, ma preso dalla passione per le scienze naturali vi si dedicò con tanta abnegazione ed amore da essere nominato nel 1870 Professore di Zologia ed Anatomia comparata all'Università di Roma divenuta nel frattempo capitale d'Italia.Fu socio dell'Accademia dei Lincei e di molte illustri Accademie nazionali. Pubblicò numerosi trattati scientifici, assurgendo a fama internazionale,
Morì a Spoltore il 16 novembre 1907. ( Bibliografia : Spoltore miti leggende storia e realtà odierna )

Italo De Sanctis

Italo de SanctisItalo De Sanctis (Penne 1881 - Como 1943), pittore e ritrattista di fama.
Subito dopo la nascita si trasferisce con la famiglia a Teramo, dove, insieme con i suoi numerosi fratelli, frequenta i corsi di studio elementare e superiore.
Agli inizi del ‘900 il padre Carlo decide di rientrare a Spoltore sua città d’origine per assumere la carica di Sindaco. In questi anni Francesco Paolo Michetti e lo scultore Costantino Barbella frequentano abitualmente casa De Sanctis in città e la villa di campagna. Nasce in questo periodo la profonda amicizia tra i due grandi artisti e il giovane Italo.
Il maestro si dedica per alcuni anni anche alla politica e dal 1914 al 1920 ricopre la carica di sindaco di Spoltore.
Sconfitto nelle elezioni del 1920 si trasferisce a Roma per seguire gli studi di medicina, ma attratto sempre più dalla pittura, frequenta per qualche tempo l'Accademia di Belle Arti. Dopo un soggiorno di due anni a Parigi rientra nuovamente in città dove riapre la villa di famiglia ad alcuni dei maggiori artisti del tempo: Tommaso Cascella, Giuseppe D’Albenzio, Leopoldo Dell’Elce, Giuseppe Mistioni e Pasquale De Antonis. Partecipa a mostre e concorsi conseguendo prestigiosi riconoscimenti. E' considerato il "ritrattista delle belle donne".(G. Pace)

Quirino Di Marzio

quirino di marzioNacque a Spoltore il 6 luglio 1883. Dopo aver concluso nel 1910 a Roma gli studi universitari di medicina, all'attività pratica preferì per la sua naturale inclinazione la carriera scientifica, iniziandola vincendo una borsa di studio della " Fondazione Maggi " nella cui clinica oculistica divenne aiuto effettivo.
Partecipò alla guerra del 1915-18, durante la quale fu nominato consulente della seconda Armata, dopo aver organizzato un grande ospedale oftalmico.dal 1926 al  1930 tenne la direzione, come supplente, della Clinica Oculistica dell'Università romana. Nello stesso anno 1930 pervenne all'insegnamento ufficiale, vincendone il concorso. Insegnò all'Università di Cagliari, poi, dal 1931, in quella di Bologna ove rifulse la sua opera di scienziato, di clinico, di maestro.La sua Clinica Universitaria divenne una grande scuola di Oculistica; il suo personale e nuovo indirizzo dato alla specialità si impose nel corso degli anni al mondo scientifico italiano e straniero.
Nel 1923 si fece iniziatore di un nuovo movimento, culturale che sosteneva il ritorno da parte dell'insegnamento dell'oculistica, ai problemi della biologia, della fisiopatologia generale, della fisica e della chimica biologica, ecc., in quanto la maggior parte delle malattie oculari non è che la ripercussione di malattie interne; fondò, perciò, la rivista di Otoneuro-oftalmologia.
Scoprire e diffondere la verità scientifica era per lui missione e passione del suo insegnamento.
La sintesi della sua vita e della sua opera sono in queste parole scritte dal Prof. Renato Paolini: «Egli fu Grande nella scienza, ma fu ancor più Grande come Uomo; fu un vero Maestro e della bontà offrì l'esempio ed il modello della sua opera, che resterà immacolata nel tempo suscitando rispetto e venerazione ».
E' morto a Bologna il 1° dicembre 1 9 5 4 .
( Bibliografia : Spoltore miti leggende storia e realtà odierna )

Balbino Del Nunzio

balbino del nunzioBalbino Del Nunzio nacque a Spoltore (Pescara) il 15 marzo 1893. Compì nella gioventù severi studi acquisendo una solida cultura umanistica e un’abitudine all’impegno continuo che si manifestarono in tutta la sua vita. Laureatosi in Fisica a Bologna nel 1920, iniziò subito la carriera universitaria a Padova nell’Istituto di Fisica Applicata ed Elettrotecnica. E’ nel decennio 1922-1932 che le doti di Del Nunzio ricercatore, indagatore e sperimentatore si manifestarono fino a portarlo alla cattedra di professore ordinario di Fisica Tecnica. Da principio le sue ricerche si rivolsero ad argomenti di elettrologia ed elettrotecnica sotto la guida di quella grande figura di scienziato che fu il prof. Ferdinando Lori. In quel periodo Del Nunzio iniziava la sua intensa attività didattica svolgendo corsi di Misure elettriche ed occupandosi della strutturazione dei laboratori di alta tensione e di misure elettriche di precisione dell’Istituto con una attività instancabile. Improvvisamente intorno al 1927 gli interessi di Del Nunzio si staccano dal mondo dell’elettrologia e si indirizzano verso gli argomenti di Ottica e poi di Termofluodinamica e di Termotecnica che oggi costituiscono il dominio di quello che si chiama Fisica Tecnica ed Energetica nelle nostre Facoltà di Ingegneria. Dal 1927 al 1932 Egli si dedica con accanimento a problemi di Fluodinamica e di Trasmissione del Calore ed è qui che da i contributi più significativi. Del Nunzio si inserisce di autorità tra gli autori, in particolare tedeschi, per l’importanza delle sue ricerche ed il valore dei suoi risultati; tanta attività gli valse la vittoria nel concorso per la cattedra universitaria di Fisica Tecnica nel 1932. Fu subito chiamato nella stessa scuola di Padova come professore di Fisica Tecnica e in tale posizione Egli rimase ininterrottamente fino al 1963, anno del suo collocamento a professore fuori ruolo. Ma fu nel 1935 che cominciò per lui un nuovissimo motivo di interesse per i problemi relativi alla scienza e alle applicazioni delle basse temperature. Del Nunzio ebbe lo straordinario intuito di comprendere che questo settore delle basse temperature apriva un campo immenso di ricerche teoriche, di applicazioni pratiche, di sviluppi tecnologici. Egli pubblica nel 1935 un primo fondamentale ampio articolo. “ Ciò che si fa nella tecnica del freddo”. Con questa nota il prof. Del Nunzio si inserisce prepotentemente quale pioniere e suscitatore di energie e di innovazioni nel campo della Tecnica del Freddo determinando quello che sarà da allora in poi l’impegno maggiore della sua vita di scienziato, maestro organizzatore. Diresse nel contempo l’Istituto di Fisica Tecnica che si arricchì di una moderna attrezzata sede nel 1936. Accettò l’ufficio di Preside della Facoltà di Ingegneria che tenne ininterrottamente dal 1949 al 1964, contribuendo con saggio equilibrio al rinnovamento dei piani di studio che il progredire della tecnologia via via imponeva. E’ proprio grazie al prof. Del Nunzio che, nel campo della Tecnica del Freddo, la sede di Padova a poco a poco divenne il centro di attività, di studi e di congressi, punto di riferimento riconosciuto da tutti i frigoristi italiani. Alla ripresa dopo la guerra nel 1947, Egli ottenne che a Padova, presso l’istituto di Fisica Tecnica, fosse costituito il Centro Studi per le Applicazioni del Freddo del Consiglio Nazionale delle Ricerche. E sorsero per iniziativa di Del Nunzio i Congressi Nazionali del Freddo, che si tennero annualmente a Padova, senza interruzione, dal 1951 al 1972. Dal 1951 al 1959 Egli fu vicepresidente del Consiglio Tecnico dell’Istituto Internazionale del Freddo e presiedette la Commissione che tratta l’applicazione del freddo nel condizionamento dell’aria, nell’industria chimica, nella biologia, nella medicina.
Balbino Del Nunzio conservò integro e rigoglioso in tutto l'arco della sua feconda vita l'amore per la sua Spoltore, ove negli anni giovanili si era impegnato nel contrastere ingiustizie che il suo nobile animo non sopportava. Mori a Padova il 1°dicembre 1980.

Giuseppe Misticoni

misticoniNasce a SPOLTORE (Pe) il 25 dicembre  1907 e fin dalla tenera età dimostra naturalmente la sua attitudine e sensibilità verso l’arte.
Guidato all’attività artistica dal pittore Spoltorese ITALO DE SANCTIS, compie i suoi studi a Roma nel Liceo Artistico e Accademia di Belle Arti.
Nella capitale resta a lavorare alcuni anni: poi torna in Abruzzo ove prende a svolgere attività didattiche in varie scuole della città di Pescara.
Inizia nel frattempo un’opera di svecchiamento della cultura della regione tenendosi costantemente a contatto con le punte avanzate dell’arte.
La guerra ne interrompe l’opera.
Parte nel 1940 per il fronte di Albania. Fatto prigioniero, fugge dal campo inoltrandosi in vicende avventurose e drammatiche; unitosi a reparti partigiani, intraprende una durissima lotta di resistenza.
Le emozioni intensissime di questo periodo si ritroveranno, poi, rivissute nei suoi dipinti.
Tornato finalmente in patria nel 1946, riprende l’opera interrotta.
Nel 1947, riesce a condurre in porto, malgrado l’ambiente tutt’altro che aperto agli interessi culturali, la difficile impresa di fondare il Liceo Artistico a Pescara, che oggi porta il suo nome.
Chiama, quali collaboratori all’insegnamento, i migliori artisti della regione evitando, in tal modo, che le forze più vitali vadano disperse o si spengano.
Da questo momento la sua vita artistica è lo specchio dell’evoluzione culturale della Regione, anche dopo la sua scomparsa avvenuta il 2 maggio 1998.

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