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Nella casa antica della torre merlata

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Nella casa antica della torre merlata
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misticoniIl libro pubblica un memoriale nel quale Giuseppe Misticoni ricostruisce meticolosamente le fasi della sua formazione umana e artistica nel periodo della fanciullezza e dell’adolescenza, dove paure, certezze, desideri si rincorrono in un crogiolo di sentimenti e di speranze. Misticoni ne ricorda le tappe senza nascondere nulla delle sue esperienze e fobie infantili. Si potrebbe parlare di memorie dell’anima. Rilevanti sono anche le percezioni visive, proprie di un grande artista, degli angoli del paese, delle colline e delle campagne, che di tanto in tanto affida alla sua penna. La famiglia Misticoni, originaria di Morro D’Oro nel teramano, era giunta a Spoltore agli inizi del ’900. Il padre Luigi era stato nominato da poco medico condotto della città. Dal matrimonio con Almerinda Romualdi ebbe due figli: nel 1903 Giovanni e nel 1907 Giuseppe. Professionista serio, uomo di cultura, dotato di viva intelligenza, aveva subito allacciato stretti contatti con le famiglie più in vista della città: i Conti, i Caccianini, ma soprattutto i De Sanctis, nelle case e nelle ville dei quali (i casini di campagna) si respirava amore per le arti e la cultura non disgiunto da generosa convivialità, una sorta di cenacolo dannunziano importato nella città dei cinque borghi. La consuetudine dei cenacoli culturali da tempo faceva proseliti anche a Spoltore. La villa di Panfilo Conti in contrada Bucciarello in estate, i palazzi Castiglioni e Caccianini nella fredda stagione e il casino De Sanctis in contrada Zagatella erano luoghi di confronto culturale e spesso di feste conviviali alle quali partecipava, insieme con le famiglie più titolate della provincia, il fior fiore degli intellettuali e degli artisti del tempo: D’Annunzio, Michetti, Tosti, Barbella, D’Albenzio, Tommaso Cascella e tanti altri. Nel villino di Panfilo Conti, trasformato nel secondo dopoguerra in clinica privata, si ritrovavano abitualmente personaggi della Pescara colta o aristocratica, da Gabriele D’Annunzio, ai Fusilli-Caccianini, dal marchese Tragliavieri d’Aragona ai De Sterlich. Dal racconto che ne fa Giuseppe Conti, figlio di Panfilo, in questa villa sembra sia prevalso il clima mondano, descritto in un resoconto simpatico sulla Tribuna da Filippo La Selvi. Nello scorrere del tempo la villa ha annoverato tra i suoi visitatori occasionali anche Alessandro Dumas figlio, Matilde Serao, Edoardo Scarfoglio. Notizie di frequentazioni del casino di campagna dei De Sanctis, noto oggi come Villa Napoleone, risalgono già al 1883 e coincidono con l’acclamazione di Francesco Paolo Michetti a Presidente onorario e di Costantino Barbella a Vice Presidente della Società Operaia di Mutuo soccorso, nata tre anni prima per iniziativa di insegnanti, impiegati, artigiani e piccoli proprietari terrieri di Spoltore. Michetti e Barbella (Giuseppe Conti in una lettera conservata in un archivio privato accenna a rapporti di parentela della sua famiglia con l’artista teatino) sono amici di Carlo De Sanctis, fratello di Leone, docente universitario e Direttore del Museo Zoologico di Roma. Nel casino s’incontrano e discutono di cultura, di arte e di fotografia Michetti, Barbella, Caccianini ed altri intellettuali del paese, e dai primi anni del ‘900, ancor prima della sua trasformazione in villa, un gruppo di giovani artisti, che in seguito saranno famosi: Italo De Sanctis, figlio di Carlo, Rodolfo Dell’Elce, Giuseppe D’Albenzio. Nelle memorie, che Giuseppe Misticoni intitola Nella casa antica della torre merlata, il Maestro eleva a casa della sua infanzia palazzo Castiglioni, allora di proprietà Conti, oggi della signora Luciana De Cesaris. La casa con la torre merlata, tuttavia, è la seconda abitata dalla famiglia Misticoni a Spoltore. Della sua casa natale in via Salita degli Schiavoni (abbattuta negli anni ’60 a causa della frana che ha colpito l’intero quarto di S. Giovanni), il Maestro non conserva memoria. n questa abitazione la famiglia si ferma pochi anni, forse quattro o cinque. Come testimonia la sua prima piccola modella, Licia Morelli nel racconto scritto dal nipote Andrea Morelli e pubblicato in questo volume, "don Peppino" all’età di otto anni abitava sicuramente nella casa antica della torre merlata dove si trovano il grande giardino con pini e cipressi, la grotta profonda (la neviera) e la torre misteriosa (la torre merlata) da lui descritti. Licia, alunna di seconda elementare, ricorda perfettamente che spesso i due ragazzi andavano a giocare nel giardino dei pini e dei cipressi. Ignoriamo quando il dottor Misticoni abbia trasferito la sua famiglia dalla casa della torre merlata a palazzo Caccianini (poi De Sanctis, oggi Rosati-De Leonardis) al n° 2 di via delle Rose. Un elemento, tuttavia, induce a fissare il trasferimento intorno agli anni 1915 o 1916: l’esistenza nella casa di una cappella privata dove il giovane Misticoni si soffermò a lungo in preghiera nei giorni della malattia della madre colpita dall’influenza spagnola.. Le pagine finali del manoscritto accennano all’incontro con Italo De Sanctis, pittore ormai noto in tutta Italia, reduce da un soggiorno di oltre tre anni nella capitale francese, che da quel momento diventerà il Maestro ammirato e seguito con filiale devozione. La pubblicazione, patrocinata dall’Amministrazione comunale di Spoltore nel decimo anniversario della scomparsa del Maestro Giuseppe Misticoni, contiene anche un’intervista rilasciata dal Maestro al giornalista Giovanni Verna alcuni anni prima della morte (Giustino Pace).

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